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"Airport '98 " e quel
Brasile di fenomeni

Spot: Airport '98

Cliente: Nike

Regia: John Woo

Agenzia: Wieden + Kennedy

Dop: Charles Wolford

DP: Nicola Pecorini

Editor: Russell Icke

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Perché ricordiamo tutti lo spot pubblicitario che Nike fece uscire per il Mondiale di Francia ’98?

Il 25 marzo 1998, durante il round finale delle amichevoli di preparazione al Mondiale in Francia, “Airport ’98” si prepara al decollo.

Nell’intervallo di un soporifero Svizzera - Inghilterra, Nike manda in onda una campagna pubblicitaria che rimarrà uno dei migliori spot di calcio mai realizzati. Per i telespettatori si tratta del momento più spettacolare della serata. Nei pub inglesi partono gli applausi, ahimè non per Glenn Hoddle, ma per Roberto Carlos e l’intera nazionale brasiliana, impegnati ad esibirsi in funambolici tecnicismi calcistici in un aeroporto mentre, in perfetta tenuta verdeoro by Nike, attendono annoiati il loro volo per un luogo che non ci è dato sapere, ma che immaginiamo tra i Pirenei e la Normandia.
Le slot pubblicitarie vengono subito prenotate in tutto il mondo, un paese escluso. L’Argentina, ovviamente.

E’ l’inizio di una nuova era nella pubblicità.

Lo spot è un cortometraggio che possiede un’energia e una gioia genuine, tanto che le scarpe pubblicizzate andarono a ruba, e il brano “Mas que nada”, un pezzo musicale originariamente vecchio 32 anni, diventò un successo mondiale con numerose versioni e feat.
“Airport ’98” è una lezione di disinvoltura, un’icona di leggerezza la cui forza sta nel trasformare in una samba contagiosa una delle più importanti operazioni commerciali di Nike. Nelle note che accompagnano i trick di Romario e Denilson troviamo l’anima rilassata del Brasile. “Mas que nada” è un’espressione del portoghese brasiliano e si traduce approssimativamente in “ma certo”! Della serie, facile improvvisare uno spettacolo tecnico in un aeroporto quando hai a disposizione dei calciatori carioca del calibro di Ronaldo Luis Nazario, e una t-shirt Nike Brasil! Facilissimo, mas que nada!


La produzione e la strategia di Nike che stanno dietro a questo piccolo capolavoro, però, sono state qualcosa di un po’ meno spensierato.

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Prima di tutto, bisogna considerare che al tempo il legame di Nike con il mondo del calcio non era così scontato come lo è adesso. Soprattutto, non era scontato che sponsorizzasse una nazionale di calcio in modo così singolare e non esclusivamente tecnico. Allora, per la prima volta, Nike decise di investire fortemente nel calcio, creando in uno spazio di business che ancora non esisteva. Proponendo un importantissimo accordo di sponsorizzazione con i campioni del mondo, ancora oggi consolidato, Nike puntava a diventare il brand n.1 di football nel mondo.
A forza della sponsorizzazione ufficiale da parte di Adidas al mondiale di Francia ’98, però, Nike si trovava già parzialmente fuori dai giochi a ridosso dell’evento calcistico più importante del momento. Investì quindi una cifra che si aggira intorno alle 24 milioni di sterline in una campagna marketing che, tra i vari sviluppi, aveva come fulcro e forza principale uno spot pubblicitario che facesse fermare il mondo intero ad ammirarlo.

Per arrivare alla magia carioca di “Airport ’98” ci fu un considerevole lavoro di ricerca che portò ad un concetto essenziale: il gioco del calcio era diventato un po’ noioso. La finale della Coppa del Mondo del 1990 era stata noiosa. Gli europei del ’92 vinti dalla Danimarca ebbero una media bassa. Il Brasile aveva vinto nel '94 ma solo ai rigori, e il '96 non era stato un grande torneo neppure quello. Nelle strade invece, i bambini percepivano ancora con entusiasmo primitivo il gioco del calcio in tutta la sua spontaneità e creatività. Solo una nazione poteva impersonificare questo spirito al meglio: il Brasile!
E’ il 1997: viene firmato il primo contratto tra Nike e la nazionale verdeoro.

Considerati protagonisti e brief, lo storyboard che si distinse da subito per la sua vitalità si proponeva con una domanda: cosa accade quando hai a che fare con delle stelle del calcio che sono davvero come quei bambini nelle strade, intrappolate, in attesa, nel posto più noioso del mondo? La prossima mossa fu trasformare il tutto in un’azione coinvolgente, creare una scossa di energia cinetica e cinematografica. Nike affidò il progetto alla regia di John Woo, fresco di notorietà con l’uscita del blockbuster Face/Off, nonostante non avesse mai girato uno spot prima di allora. Woo ha voluto "produrre uno spot musicale che mostrasse la bellezza e l'energia di giocatori e prodotto”, aggiungendo al concept una serie di varianti ed ostacoli che dessero spontaneità all'azione degli attori.

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Le difficoltà della produzione però sono state molteplici. Le riprese si sono svolte al Galeao international airport di Rio de Janeiro, ma a parte Romario, tutti i giocatori e la crew dovevano arrivare dal resto del mondo “E’ stato come lavorare con più rockstar contemporaneamente” ricorda Wolford, il direttore della fotografia. “Era difficile riunirli in un’unico posto. Una volta Romario è dovuto andare a recuperare Ronaldo, che era in spiaggia per assistere ad un torneo”! Come se non bastasse la produzione si è svolta tra Natale e Capodanno, quando l’affollamento negli aeroporti è massimo ed il clima in Brasile torrido. Tonnellate di attrezzatura cinematografica furono fatte arrivare dagli Stati Uniti, con i voli merci praticamente tutti pieni sotto le feste, e mentre si giravano le scene sulla pista di atterraggio la temperatura dell’asfalto era talmente alta che telecamere si stavano sciogliendo.
Le riprese sono poi proseguite all’aeroporto Malpensa di Milano, ai tempi non ancora operativo, per le ultime scene con Ronaldo, mentre il cameo di Cantona, grande ammiratore di Woo, è stato girato a Barcellona.
Fortunatamente il clima sul set è sempre stato disteso, mas que nada, e per i giocatori è stato divertente trovarsi a recitare in un film d’azione. “C’era un sacco di improvvisazione” ricorda il Fenomeno. “Le mosse di Denilson, il mio tiro sul palo… è stato tutto improvvisato."

Anche se il Brasile sarebbe tornato dal suo vero viaggio in Francia a mani vuote, "Airport 98” vinse un sacco di premi. La Nike si è definitivamente affermata nel mondo del calcio dopo questa operazione. Addirittura, una ricerca post coppa del mondo ha indicato che il 32% degli spettatori erano stati persuasi che la Nike fosse lo sponsor ufficiale del torneo.

A rivederlo resta in bocca un sapore agrodolce, un po’ nostalgico.

Come quei ragazzini che giocano in strada, come quei campioni lì, come quel Brasile lì, gioioso e fenomenale.

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