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La vendetta del Tasso
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Liegi-Bastogne-Liegi 1980: Bernard Hinault riscrive le leggi della natura in una corsa sotto neve, pioggia gelida e folate di vento artico che lo prendono a schiaffi. Quello che compì quel giorno è stato qualcosa di epico. 

Strano animale il tasso. Onnivoro, va in letargo d’inverno non appena scende la neve per riapparire in primavera.

Non è aggressivo, ma nel caso si senta minacciato sa reagire con forza. E poi, una volta addentata, non molla mai la preda. Così faceva Bernard Hinault con la maglia gialla del Tour che indossò per 70 giorni. Quando la prendeva non la lasciava più. E poi, guai ad attaccarlo: reagiva con ferocia e i suoi avversari li faceva a bocconi. Fu soprattutto un corridore da corse a tappe: vinse 5 Tour de France, 3 Giri d’Italia e 2 Vuelta España. Firmò due doppiette Giro-Tour nel 1982 e 1985, e l’accoppiata Tour-Vuelta nel 1978. A quei tempi, i nostri due big del pedale non andavano al Tour de France: "Troppo duro. Il Giro è la corsa degli italiani e la maglia rosa è il nostro primo obiettivo su cui concentrare la stagione" ripetevano Moser e Saronni. E allora a sfidarli di petto in Italia scese il bretone, e al Giro le suonò ad entrambi.

Si ritirò relativamente giovane, a 32 anni, quando capì che nel suo motore affioravano le prime ruggini. Lo fece dopo aver vinto praticamente tutto, compreso un mondiale da favola a Sallanches nel 1980 e una buona serie di grandi classiche: due Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia, un Amstel Gold Race, due Frecce Vallone, e due Liegi-Bastogne-Liegi.

Un fuoriclasse puro, un campione a tutto tondo, forte su ogni tipo di terreno, che nel ciclismo moderno colloco per forza e intelligenza tattica solo alle spalle dell’inarrivabile Eddy Merckx. D’inverno sotto la neve, il tasso si ritira in letargo, ma il 20 aprile del 1980 Bernard Hinault riscrive le leggi della natura. È il giorno della Liegi-Bastogne-Liegi e tira una bufera di neve che più che nelle Ardenne pare di stare nella tregenda sul Gavia. Il tasso è ferito nell’orgoglio, ha dovuto infatti incassare due sconfitte da Moser alla Roubaix e da Saronni alla Freccia Vallone pochi giorni prima.

Rischia di tornare dalla campagna del nord a mani vuote. La corsa è sconvolta dalle condizioni proibitive del meteo e nella tormenta si fa a eliminazione. I ritiri non si contano, a metà corsa su 178 partenti ne sono rimasi una quarantina.

Anche Saronni dice basta e sale in macchina. Passamontagna, berretti e guanti di lana, ciascuno si arrangia alla meno peggio. Pare di stare alla Vasaloppet tra i ghiacci delle tundre scandinave. Al rifornimento Hinault affianca l’ammiraglia della Renault e comunica a Cyrille Guimard l’intenzione di alzare pure lui bandiera bianca. Gli dice di avere le gambe di sasso e di non riuscire più a stringere il manubrio della bici. 

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Tra bretoni s’intendono, e Guimard passa a Hinault una mantellina: "Mai che figura ci fai a ritirarti. Dai, tieni duro!" gli intima il ds. Pungolato nell’orgoglio, il tasso che sotto la neve solitamente si acquieta, passa al contrattacco con ferocia.

Quello che Bernard Hinault compie quel giorno è qualcosa di epico. Sulla Cote Haute Levee si divora quel che rimane del gruppo e s’invola in una fuga solitaria di 86 chilometri, prima sotto la neve, poi sotto la pioggia gelida, e infine resistendo alle folate di vento artico che lo prendono a schiaffi. Lui non fa una piega e macina chilometri su chilometri fino al traguardo di Liegi. Non alza nemmeno le mani dal manubrio: "Non ne potevo più del freddo. Volevo ritirarmi, ma superato quel momento terribile ho potuto condurre la corsa come piace a me. Non ho guardato nulla. Non ho visto niente. Ho pensato solo a me stesso e a questo dannato freddo" dice.  Gli danno subito una coperta e una bevanda calda. Deve attendere oltre 9 minuti prima che giungano stremati Hennie Kuiper e Ronnie Claes. Scrive Gianfranco Josti sul Corriere: "È la vittoria di un corridore dal carattere eccezionale che non è disposto a subire sconfitte senza reagire. E quando gli scatta la molla della vendetta, di cosa è capace l’ha dimostrato a questa Liegi". "Se Hinault è questo, passeggerà al Giro" profetizza Eddy Merckx. E infatti quell’anno Bernard Hinault vincerà il primo dei suoi tre Giri d’Italia. Domina anche il Tour, ma una tendinite lo costringe al ritiro sui Pirenei. La vendetta è servita al mondiale di casa in Alta Savoia a Sallanches dove sgretola uno ad uno tutti i suoi avversari.  

Mai provocarlo, il tasso. Sa far male.

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