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Free Solo.
Come sentirsi liberi.
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Free Solo ha vinto l'Oscar come miglior film documentario.
L'impresa di Alex Honnold ci insegna a spingerci un po' più in là delle nostre paure, attraverso una lotta interiore tra coraggio e forza mentale. 

"È un film per chiunque creda nell’impossibile".

Questo è stato il commento di Elizabeth Vasarhelyi, regista di Free Solo, durante la premiazione agli Oscar 2019 come miglior film documentario. Prodotto da National Geographic, racconta la scalata di El Capitan, epico monolite granitico di 2307 metri che si trova nel parco nazionale di Yosemite, realizzata dal climber americano Alex Honnold nel giugno 2017.
El Capitan rappresenta una sfida per ogni scalatore, ma Alex ha un progetto in testa da anni: salire la big wall più iconica del mondo senza corde né imbracature. Per il californiano di Sacramento si tratta del sogno di una vita, realizzato percorrendo la via Freerider. Novecentoquattordici adrenalinici metri in cui ogni movimento, anche il più piccolo, può fare la differenza tra la vita e la morte.


Solo lui e la roccia. In Free Solo.

Honnold è a 33 anni il miglior atleta al mondo nella disciplina del free solo. E’ diventato celebre in ambito sportivo dopo aver completato la via Moonlight Buttress nel Parco nazionale di Zion, Utah, e dopo aver scalato la facciata nord-ovest dell’Half Dome nello Yosemite.

Arrampicare in free solo significa perfezione, significa non avere alcun margine d’errore. L’allenamento deve toccare ogni aspetto della mente, del corpo e della quotidianità, motivo per cui scalatori come Alex non praticano semplicemente uno sport, ma abbracciano un vero e proprio stile di vita. Ogni discorso, ogni azione, ogni particolare è dedicato in modo perentorio ed esclusivo alla scalata.


"Il free solo è come un’atleta olimpico che deve vincere l’oro, ma dove l’argento significa la morte".

Il documentario è un ritratto intimo di Honnold. Trasmette la sua determinazione, la sua infinita passione per l’arrampicata e la volontà di distaccarsi da tutte le distrazioni che lo potrebbero portare al fallimento. Soprattutto, si capisce quanto voglia sentirsi libero di agire senza che le sue scelte abbiano ripercussioni sulle vite altrui, da quelle dei suoi amici e compagni di arrampicata, a quella della sua fidanzata, Sanni McCandless.
Come se volesse sentirsi libero e solo nella vita, non solo mentre arrampica.
Il film racconta questo incredibile atleta visionario accompagnandoci attraverso scenari naturali vasti e selvaggi; dalla sua infanzia alle notti passate nel suo furgone, dalle scalate in Marocco al suo ritorno a casa, fino al primo tentativo sulla Freerider, non andato a buon fine, nel novembre 2016.


Poi, il 3 giugno 2017, la grande impresa. In 3 ore e 56 minuti.

Le immagini fan sudare le mani dall’adrenalina che trasmettono. Le riprese in parete sono state realizzate da Jimmy Chin, regista, fotografo e scalatore, nonché grande amico di Honnold: "Eravamo sotto pressione perché dovevamo assicurarci che la produzione fosse perfetta, un nostro sbaglio avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche".
Alex non è un incosciente bensì un’atleta metodico che conosce a memoria ogni singolo movimento che dovrà svolgere. Sa che la morte sta dietro l’angolo, ma l’emozione che la perfezione gli procura non ha eguali, e lo studio ossessivo di ogni passaggio gli permettono di minimizzare il rischio.

Nonostante a noi possa sembrare folle, qui ci è data la possibilità di capire quanto questo climber abbia una diversa percezione del pericolo. O almeno, diversa dal resto dell’umanità. Anche per motivi genetici: la Medical University of South Carolina ci dice che la sua amigdala ha una differente reattività rispetto alla media. Di cosa si tratti è presa detto: una ghiandola del cervello che gestisce le emozioni, e in particolare modo la paura.

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Anatomia a parte, Free Solo ci insegna a spingerci un po' più in là delle nostre paure, attraverso una lotta interiore tra coraggio e forza mentale, tra sogni e voglia di superare i propri limiti. "Grazie Alex Honnold, per darci coraggio, insegnarci come credere nell’impossibile e per essere un’ispirazione", conclude il suo discorso Elizabeth Vasarhelyi sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles.


Lo special tour di Free Solo nelle sale italiane terminerà il 15 marzo, andate a vederlo.

Titolo: Free Solo

Anno: 2018

Regia: Jimmy Chin, Elizabeth Chai Vasarhelyi

Tipo: documentario

Durata: 100 min

Lingua originale: inglese

                Web: https://www.nationalgeographic.com/

Federico Rossi

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